La discussione sul numero reali dei votanti in Calabria ha destato molto interesse ed anche un quotidiano cartaceo regionale, dopo che la nostra testata nella giornata precedente, ha sollevato la questione ha inteso analizzare la problematica. E su tale questioni intendiamo ritornarci con un esempio molto esplificativo.
Nelle elezioni politiche che si sono tenute il 4 marzo 2018 gli aventi diritto al voto per l’elezione della Camera dei deputati, cioè tutti i maggiorenni, erano 1.541.566. Una cifra ben lontana dagli eventi diritto al voto delle regionali che sono 1.895.990. La differenza è rappresentata dai 354.424 calabresi elettori iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero). Ma perché nelle Regionali questi fanno parte dell’elenco degli elettori e alle politiche invece non ne fanno parte- E’ semplicissimo. Perché solo per le elezioni politiche e anche per le Europee gli elettori italiani residenti all’estero (circa 4 milioni) ( Iscritti all’AIRE Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) hanno potuto esercitare il diritto di voto per corrispondenza utilizzando il materiale ricevuto presso il proprio domicilio.
Le schede elettorali, di colore diverso a seconda della ripartizione, dovevano essere fatte pervenire al relativo ufficio consolare entro il 1º marzo 2018, e, come di consueto, sono state poi scrutinate in Italia contemporaneamente alle schede votate sul territorio nazionale, alle 23:00 del 4 marzo.
Quindi se esiste il voto per corrispondenza per le politiche e per le Europee perché non adottarlo anche per le Regionali.
Perché falsificare il dato con ben 354.424 elettori che non verranno mai dall’estero a votare in Calabria. E perché non studiare un metodo di voto per corrispondenza anche per i 250.000 calabresi che vivono all’estero e nelle altre Regioni e che conservano la residenza in Calabria dove gli elettori reali sono 1.300.000. Perché impedire il voto a ben 600.000 calabresi e falsare i dati della percentuale dei votanti che non il 445 ma bensì il 65%? Domande che attendono una risposta da chi è competente in materia, cioè dai legislatori e, quindi, dai parlamentari che dovrebbero unificare i metodi di votazione per ogni tipo di elezione.
Redazione