Mancano pochi giorni al tanto atteso 26 gennaio, giorno nel quale i calabresi e i romagnoli saranno chiamati alle urne per eleggere i nuovi consigli regionali. Mai nella storia della politica italiana una competizione elettorale localistica che coinvolge due sole Regioni per un totale di 6 milioni e mezzo di abitanti, fra i due milioni della Calabria e i quattro milioni e mezzo dell’Emilia Romagna, sul totale della popolazione italiana di 60.400.000 abitanti ha avuto un peso così rilevante.
Infatti il leader della coalizione del centrodestra, Matteo Salvini, continua a ripetere che se il centrodestra dovesse vincere in ambedue le regioni l’attuale Governo non potrebbe che dimettersi. Mentre Conte, Di Maio e Zingaretti continuano a sostenere che l’esito elettorale e la tenuta del governo non sono collegati fra loro.
Ma a parte di quello che accadrà sul piano nazionale non vi è dubbio che queste elezioni siano molto attenzionate anche sul piano dell’informazione nazionale. Ma nonostante ciò sul piano calabrese si è assistito e si assiste anche in questi ultimi giorni ad una campagna elettorale spenta, non percepita e non sentita dalla gran parte dei calabresi.
Molti sono pronti a scommettere che la percentuale di quelli che si recheranno al voto non supererà quel tremendo 44% che caratterizzò le elezioni regionali del 2014. La percentuale di votanti più bassa in Italia. Allora votarono in soli 800.000 su 1.800.000 aventi diritto al voto. Ben un milione di calabresi non si recò alle urne.
Un rifiuto che avrebbe dovuto svegliare le coscienze e far riflettere ma che, invece, nella tipica usanza tutta calabrese, venne completamente ignorato, metabolizzato e finanche dimenticato. Anzi, in meno votano e meno impegno di costruzione di voto di scambio e di collusione per ottenere il voto da parte della Casta politica calabrese da sempre impunita e da sempre frutto di un voto esclusivamente amicale, clientelare e corruttivo.
Tanto gli elettori gestiti dalla ‘ndrangheta, dalla corruzione e acquistati con scambi di varia natura votano sempre e comunque. In tal modo se la ‘ndrangheta gestisce il 20 – 22% dei voti per come ha affermato più volte il Procuratore capo della Procura Antimafia di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, ed oltre il 50% degli elettori non vota, quel 20 – 22% su un 40 – 45% di votanti diviene addirittura la maggioranza dei voti validi sui quali si basa la vittoria elettorale.
Ne deriva che il non voto è senza ombra di dubbio la scelta più sciagurata che possa compiersi e che avvantaggia la politica mafiosa e la ‘ndrangheta. Ma questa è la Calabria, questa è la terra dell’illegalità diffusa, delle tante parole sempre inutili mentre nelle liste elettorali si trova sempre di tutto, dagli impresentabili ai collusi, ai trasformisti, ai professionisti della politica. Una Casta da sempre inviolabile, da sempre impunita, da sempre votata.
Motivo fondamentale di una terra dove a parole tutto cambia ma poi nulla cambia. Una terra immobile e rassegnata mentre i giovani continuano ad andarsene e chi vi rimane ad invecchiare.
Gianfranco Bonofiglio