Il tema per un solenne appuntamento è quello del regionalismo differenziato. Carlo Guccione, per l’occasione, mobilita il capolista alle ultime elezioni europee, risultato il più votato dei parlamentari eletti a Bruxelles, in quota PD, nella circoscrizione meridionale, on Franco Roberti. Ovviamente, il tema scelto è quello più attuale per rivendicare le ragioni di un Mezzogiorno che non si rassegna ad essere una dependance di un Paese che tenta di rilanciare il suo peso e il proprio ruolo nella casa europea. Non poteva, pertanto, non essere quella convention, svoltasi nella serata di sabato scorso, nei saloni dell’hotel President di Rende, tribuna migliore per lanciare la sfida ai sovranisti. L’obiettivo è quello di una strategia di fase e per questo che non manca l’appello, da parte dei relatori, per la stipula di una intesa politica, alle imminenti elezioni regionali, tra il PD e il movimento 5stelle. Un obiettivo caro non solo a chi nel PD investe sulla tenuta del Governo nazionale e punta ad allontanare il rischio di imminenti elezioni politiche anticipate, ma soprattutto, considerato il mezzo per facilitare il successo di Bonaccini in Emilia Romagna e per tentare di mettere all’angolo il “presidente scomodo” della giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, alle elezioni previste per il prossimo 26 gennaio. È, poi, così forte la necessità di una fatale attrazione dei pentastellati per una corsa unitaria alle elezioni regionali, che viene, inevitabilmente, affidato all’ex procuratore nazionale antimafia, il compito di suonare la corda verso cui il M5Stelle potrebbe essere più sensibile. Non poteva esserci pulpito più credibile di quello di un magistrato di alto rango a lanciare il monito alle forze politiche “di fare pulizia al proprio interno”. E per non fare un favore alla criminalità non solo bisogna “fare in fretta a decidere candidature unitarie” ma sopratutto “selezionare bene, con estrema attenzione, con criteri rigorosi, la propria classe dirigente”. Tutto qui? No, la serata, invece, agli osservatori più attenti riserva una impensabile sorpresa: l’on. Franco Roberti accompagna queste dichiarazioni con ripetuti scatti di flash che lo immortalano in posa con il consigliere di minoranza del comune di Amantea, Tommaso Signorelli. La inedita notizia, almeno sotto l’aspetto dell’interesse giornalistico, consiste nel fatto che l’on Franco Roberti si sia potuto concedere in scatti fotografici che solitamente si ritengono imbarazzanti o addirittura compromettenti. Mai, finora, i nostri taccuini hanno potuto annotare nelle cronache politiche, che un autorevole rappresentante istituzionale del PD, nonché magistrato di prestigio e di indubbia moralità, potesse affiancarsi ad una personalità che, seppur assolta nel processo di appello e poi in Cassazione con sentenza definitiva, veniva condannata in primo grado a sei anni di reclusione, dopo essere stato sottoposto ad una lunga detenzione preventiva, per il reato di associazione mafiosa. È notorio che nell’anno 2007, Tommaso Signorelli fu coinvolto nella operazione Nepetia, perché accusato di essere il collegamento istituzionale con un clan mafioso locale e di averlo favorito in servizi e appalti pubblici, con particolare riferimento al porto turistico di Amantea. Una folgorazione sulla via del garantismo? Sarebbe auspicabile per lo svolgimento del gioco democratico e in rispetto al sacrosanto principio insopprimibile di libertà. Sarebbe tanto, però, la delusione se si dovesse venire a conoscenza che, per opportunismo elettoralistico, questo nobile riconoscimento a Tommaso Signorelli sia stato dovuto solo perché nel consiglio comunale è impegnato all’opposizione di una amministrazione sostenuta dal locale circolo del PD e a livello regionale è stato arruolato nella corrente di Carlo Guccione, magari per fare un pieno di preferenze a sostegno della propria rielezione a consigliere regionale o per contrastare la riconferma di Mario Oliverio a candidato presidente della giunta. Probabilmente sarà solo il tempo a svelare l’arcano. I fatti, anche questa volta, certamente saranno più ostinati di ogni parola.
Redazione