Lo spettacolo offerto dal Pd a livello nazionale su quanto sta accadendo in Calabria in relazione alle prossime elezioni regionali del 26 gennaio oltre ad essere patetico oramai sfiora il ridicolo. E tale penoso spettacolo suscita critiche anche al di fuori dei confini calabresi oltre ad essere oggetto di tanti articoli stampa pubblicati su quotidiani nazionali. La disperata ricerca di un imprenditore da candidare completamente avulso da qualsiasi radicamento sul territorio dimostra come la stanze romane del Pd siano completamente incapaci di comprendere il territorio calabrese.
La Calabria non è la Lombardia o il Veneto. In Calabria è necessario valutare il radicamento sul territorio e tener conto degli iscritti, dei militanti, dei circoli, dei tanti consiglieri comunali, dei sindaci. Non esiste un tessuto imprenditoriale che possa determinare ampi consensi. Ha ragione il Governatore della Toscana, Enrico Rossi, che è una voce autorevole del Pd quando, in riferimento alla Calabria, sostiene che “Un operaio, un sindacalista, una partita iva, un intellettuale, un ricercatore, un insegnante, un infermiere, proprio non riusciamo a trovarli?”
e quando, giustamente, si chiede, in riferimento alla candidatura dell’imprenditore Maurizio Talarico, “In Finlandia i socialisti hanno vinto con un sindacalista. Da noi siamo proprio sicuri che la scelta giusta, come in Umbria, sia candidare imprenditori di successo?” ed ha ragione anche quando pone un quesito di natura politica ricordando la genesi stessa della sinistra, “Non ho nulla contro gli imprenditori che in molti casi stimo e apprezzo se investono, creano lavoro, pagano le tasse e rispettano i lavoratori.
Però dovremmo almeno stabilire un principio di parità e di alternanza: una volta un imprenditore e una volta un operaio. Mi sembrerebbe più giusto. Sarebbe anche il caso di verificare se c’è un minimo di esperienza e attitudine a fare politica. Tutto qui. Ora datemi del comunista che me lo prendo volentieri”. Oramai la ricerca spasmodica dell’imprenditore ad ogni costo da parte del responsabile del Mezzogiorno, On. Nicola Oddati, e del commissario regionale, On. Stefano Graziano, inizia a suscitare commenti alquanto ironici. Dai Tonni di Pippo Callipo, ai libri di Florindo Rubbettino alle cravatte di Maurizio Talarico. Senza nulla togliere agli imprenditori appena citati è il metodo politico adottato dai vertici del Pd nazionale che risulta essere completamente fallimentare.
Dovrebbero iniziare a riflettere seriamente e ritrovare l’auspicata unità con umiltà e ridando voce al territorio. Solo in tal modo si potrà evitare un disastro più volte già annunciato. I tempi stringono ma una riflessione potrebbe essere la giusta ancora di salvataggio.
La Redazione