E’ quanto afferma il consigliere comunale Roberto Guerriero in seguito all’intervento della senatrice Bianca Laura Granato che ha definito “un’offesa agli italiani onesti” la decisione del Comune di San Mango D’Aquino (in provincia di Catanzaro) di intitolare una piazza a Bettino Craxi.
“Siamo alle solite, insomma. Basta ricordare episodi analoghi di indignazione e sommossa popolare quando solo si accenna al nome di Craxi da apporre su una targa: nel 2009, in vista del decimo anniversario della morte (19 gennaio 2000), l’allora sindaco di Milano, Letizia Moratti, annuncia di voler intestare una piazza o un giardino all’illustre concittadino, campione del riformismo – ricorda Guerriero -. Ma le polemiche frenano gli entusiasmi. Il 19 gennaio 2010 arriva la commemorazione di Giorgio Napolitano che dice : su Craxi è giunta l’ora di un giudizio non acritico ma sereno, di ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana. Nella vicenda di Craxi ci sono luci e ombre ma lasciò un’impronta incancellabile. Quello di Napolitano è passaggio importante perché non parla solo da Presidente della Repubblica ma anche da ex dirigente comunista, tirato in ballo da Craxi durante il processo Enimont sulla questione dei finanziamenti occulti al Pci da parte del regime sovietico. E mi fanno sorridere i discorsi sulle condanne: con questa logica non dovrebbero esistere nemmeno vie dedicate a Giuseppe Mazzini (per non parlare di via Unione sovietica…) – continua il consigliere Guerriero -. Vogliamo negare che Bettino Craxi sia stato un personaggio senza dubbio importante, anche se controverso, della storia d’Italia? E’ stato il primo esponente del Garofano a ricoprire la carica di presidente del Consiglio. In due governi consecutivi, dal 1983 al 1987: un record di stabilità, ai tempi travagliati della Prima Repubblica. Con la famosa formula del pentapartito. Politico decisionista, ispiratore della famosa “Milano da bere” degli anni Ottanta, protagonista di eventi clamorosi come la crisi di Sigonella con gli Usa (nel 1985 fece fuggire in Egitto i sequestratori dell’Achille Lauro), negli anni Novanta Craxi fu – come quasi tutti i suoi colleghi dell’epoca – investito in pieno dalla bufera tangentopoli. Craxi era una socialista, non era il socialismo che troppo spesso, e anche in questo caso, si continua a confondere con il craxismo. La prima osservazione che mi viene da fare, da socialista, è Il socialismo è una ideologia, un movimento politico che si fonda su valori come la democrazia, che crede nella trasformazione della società in direzione dell’uguaglianza, o comunque della proporzionalità, di tutti i cittadini sul piano economico, sociale e giuridico. Che si rispecchia nel significato di “sociale”, che pensa cioè a tutta la popolazione. Craxi, volente o nolente, è stato una delle massime espressione del Partito che rappresenta questa fede ideologica in cui si sono riconosciuti e si riconoscono milioni di persone in tutto il mondo. Quindi – conclude Guerriero- un fatto storico o un personaggio di rilievo, come è stato Craxi, non possono essere valutati sulla base della vulgata politica del momento che legge in maniera retroattiva il passato in funzione di una tattica: la storia non si può conoscere e la memoria non si può preservare avendo come fine il consenso elettorale”.