Nei giorni scorsi presso l’Hotel “è” di Reggio Calabria, si è tenuto un incontro con dibattito pubblico sul tema: “L’Italia, è ancora una democrazia?”.
L’intervento programmato è stato magistralmente condotto da Marco Rizzo, esponente e ideatore insieme a Francesco Toscano della nuova compagine politica antisistema, “Democrazia Sovrana e Popolare”.
Con dettagli semplici, ma efficaci, Rizzo ha spiegato come già da molto tempo in Italia l’idea di “democrazia” sia fortemente affievolita.
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le sue visite ufficiali nei vari luoghi di rappresentanza politica, non solo disattende gli ideali e i proclami della sua campagna elettorale, ma propugna anche un’incoscienza governativa che non tiene conto delle idee e delle problematiche degli italiani.
In questo contesto, l’Italia sembra aver perso la propria identità, rispondendo ai dettami di politiche sovrannazionali e, per lo più, atlantiste, diventando di fatto schiava degli ultra-potenti globalisti e neoliberali.
“Certamente queste visioni – ha affermato Marco Rizzo – che vengono dall’esterno rispetto al nostro paese pesano, il Presidente del Consiglio dovrebbe andare all’estero e spiegare la posizione italiana e invece sembra vada lì a prendere gli ordini e non solo la Meloni ma tutti sembrano essere andati a prendere ordini.
Noi abbiamo bisogno di una rappresentatività italiana, dobbiamo essere per la pace control la guerra, per il lavoro contro il potere delle multinazionali, dobbiamo unire il ceto medio che viene schiacciato verso il basso con la classe lavoratrice. Siamo il 90% del popolo, per una Democrazia Sovrana e popolare per davvero”.
Alla domanda se ci sia bisogno in Italia, di una riforma elettorale affinché si possa cambiare la modalità di rappresentazione della sovranità popolare, Rizzo ha sostenuto che “le leggi elettorali vengono fatte per ingannare il popolo, quando noi cresceremo come numero e come capacità di intervento nel paese le leggi elettorali potranno essere facilmente stravolte dal peso del popolo. Noi non ci fissiamo sulle riforme istituzionali e se il popolo è unito il popolo è forte è forte e può vincere”.
Il progetto politico illustrato da Marco Rizzo avrà il suo compimento nel congresso nazionale del 27 e 28 gennaio a Roma, presso l’Ergife Hotel.
Tutto ciò nasce dalla volontà politica di due persone che benché ci sia una differenza di età e di passato politico, Toscano è più giovane di Marco Rizzo di un ventennio e viene fuori dalle fila politico-democratiche morotee, e Marco Rizzo dalle fila politico comuniste, con la partecipazione di tre mandati parlamentari ed uno di parlamentare europeista, entrambi sono entrati in un rapporto di amicizia, di rispetto e di stima tali da permettere il superamento ideologico di vecchi antagonismi che nella politica attuale non hanno ragion d’essere.
Lo stesso Rizzo afferma che questo superamento rappresenta: “la risposta alle novità che sono gli accadimenti che stanno caratterizzando questo periodo storico.
Quattro anni fa nessuno avrebbe detto che il mondo sarebbe cambiato per una pandemia e leso i diritti della Costituzione, e poi questa terza guerra mondiale a pezzetti.
Ecco è cambiato anche il tratto sociale del nostro Paese, il ceto medio si sta depauperando, così come le Pmi stanno sparendo,tutto ciò reclama una risposta nuova.
La classe lavoratrice si deve unire al ceto medio e così si rappresenta il 90% della popolazione e, quindi, può definirsi una risposta alternativa al sistema.
Se si parla di pace posso farlo anche con Alemanno,(esponente storico della destra nazionale) perché il tema riguarda tutti, non c’è destra o sinistra che tenga.
Non devo chiedere il permesso né alla famiglia di Frataoianni né a quella si Sumahoro, uno che ha fatto più danni ai migranti che cento Salvini con i blocchi navali.
Alemanno parla della Costituzione italiana. Destra e sinistra, oggi sono facce della stessa medaglia”.
Marco Rizzo ha inoltre affrontato il tema del lavoro, del salario minimo garantito, dell’istruzione e del suo costante declino, della sanità e della perseveranza diabolica di un governo inetto con un sud sempre più emarginato rispetto al resto dell’Italia.
E non per ultima l’opera in cantiere del ponte sullo stretto di Messina, con ragguardevoli e pesanti sacrifici a carico solo dei Calabresi e dei Siciliani.
”Sarebbe meglio se si desse in appalto ai cinesi, certamente risparmieremmo”.
Marco rizzo, inoltre, si è soffermato anche sul tema della digitalizzazione dell’informazione in cui tutti sono esperti di tutto ed ad ognuno si dà voce in nome di un fittizio concetto democratico in cui a capo di ciò sovrasta un algoritmo che tiene in pugno le sorti ed il controllo di ognuno.
Va da sé che il riverbero della questione politica nazionale, trovi pieno appiglio nella dimensione localistica della nostra terra di Calabria, in particolare della situazione della città metropolitana di Reggio Calabria.
A dare voce, per conto e nome del partito, è stato chiaro, preciso e puntuale il coordinatore regionale Giuseppe Modafferi:
“Anche a Reggio Calabria, notiamo un vuoto di democrazia perché laddove non c’è un confronto nel consiglio comunale tra una maggioranza ed una minoranza la città rimane paralizzata e sotto scacco da trentadue consiglieri comunali e nove assessori.
Persiste, quindi, un serio problema di democrazia e quindi anche l’incontro con Marco Rizzo equivale ad un sentito invito nel prestare attenzione e nel lavorare su Reggio Calabria che è una delle dieci città metropolitane.
Il tutto per costruire una alternativa politica seria che sia in grado di dare una maggiore vivibilità.
E in tutto ciò la parola democrazia trova il suo significato più ovvio e naturale”.
Ivana Ferraro, addetto stampa DSP