Non bastava il maxi esodo che dal 21 febbraio è stato posto in essere da migliaia e migliaia di calabresi domiciliati per lavoro e per studio in Lombardia e nel Veneto per ritornare in Calabria nel timore del Coronavirus con l’assalto indiscriminato a bus strapieni, treni e aeri. A questo primo maxi – esodo si aggiunge un secondo maxi – esodo. Quello di queste ore dovuto alla diffusione mediatica della bozza del Governo che annuncia l’intenzione di chiudere la Lombardia e altre undici province dichiarandole “zone rosse”. Con tale prospettiva si è messa in moto una vera e propria fuga dal Nord verso il Sud e soprattutto verso la Calabria, regione che per penuria di lavoro, ha condotto centinaia di migliaia di calabresi ad andare a lavorare e studiare al nord che ora hanno deciso di ritornare. Lampanti le immagini della folla nella stazione di Milano relative alla sera dell’8 marzo pubblicate con tanto di interviste nelle quali alcuni giovani affermano candidamente “parto ora altrimenti non potrò ritornare al Sud dalla mia famiglia” dal sito online “fanpage.it”. E’ ovvio che tale repentino ritorno scatenerà inevitabilmente la diffusione del Coronavius anche in Calabria con il risultato che saranno contagiati anche i parenti e gli amici di chi ha preferito lasciare il Nord. Cimentarsi in un viaggio che non potrà osservare alcune delle norme di sicurezza e rifugiarsi in una Regione dove la sanità praticamente non esiste è una scelta sciagurata soprattutto per se stessi. Mobilitarsi e porsi in viaggio quando tutti gli scienziati ed esperti non predicano altro che il rimanere a casa e non muoversi è un formidabile strumento di espansione del virus. Un gesto sconsiderato che dimostra quanto sia fragile il sistema sociale di un Paese che cede al panico e che non segue mai alcuna regola. In maxi – esodo al contrario rappresenta per la Calabria un grave pericolo. Purtroppo si potrebbero creare condizioni molto difficili che la Calabria non è in grado di poter affrontare. Pensare che gli italiani possano seguire regole e comportamenti rigidi e disciplinati è come sperare che un cavallo possa volare. Il popolo italiano è un popolo individualista da sempre allergico a qualsiasi regola dove ognuno pensa solo a se stesso. Ma in questo caso anche chi ha pensato di fare qualcosa di buono ha soprattutto messo in pericolo se stesso oltre che, ovviamente, anche gli altri. Ma, purtroppo, questo è il nostro Paese. Questo è quello che siamo.
Gianfranco Bonofiglio