Il modello della sanità Lombarda lontano anni luce da quello Calabrese, nonostante tutti gli sforzi compiuti e in atto, è già in grande affanno per un fenomeno del tutto nuovo che ha trovato tutti impreparati. Ma quello che deve far riflettere è la lontananza pari ad anni luce fra la sanità lombarda e quella calabrese. Due antipodi agli estremi opposti. L’una, certamente non indenne da corruzione e tangenti, basti solo pensare alla vicenda dell’ex Governatore Roberto Formigoni detto “il celeste”, ma funzionante, l’altra ovviamente preda del saccheggio quotidiano della politica cialtrona ed impunita, ma deficitaria in tutto. Le cause del declino della sanità in Calabria non sono dell’oggi ma risalgono a tempi lontani. Oltre ai cronici ritardi storici, culturali, sociali di una terra come la Calabria si aggiunge una classe politica individualista e cialtrona, espressione del popolo che li ha sempre votati, che della sanità ne ha fatto sempre scempio utilizzandola quale serbatoio di assunzioni clientelari, di carriere per raccomandati, di tangenti e di favoritismi vari inquinandola sino al midollo e creando un “sistema” che ha sempre esiliato i più bravi costretti ad andarsene in altri luoghi dove sono divenuti primari e medici apprezzati ed ha privilegiato i più incapaci da sempre più inclini ad essere lecchini dei politici e servi delle segreterie politiche. Un “sistema” che ad onor del vero vale per tutti i settori della vita sociale ed economica della Calabria ma che per la sanità comporta il vilipendio e l’annullamento di un diritto sacrosanto, quello della tutela della salute. Diritto sempre sacrificato in una terra senza diritti ma anche senza doveri, dove l’individualismo sfrenato e la cultura dell’illegalità diffusa nella quale vive e si alimenta la cultura mafiosa predominante ha sempre regolato ogni rapporto sociale ed ogni dinamica economica e politica. In tale contesto oggi, con l’avvento del contagio del Coronavirus, si scopre quello che tutti sapevano. L’inconsistenza del sistema sanitario calabrese. Ed in questo contesto anche quando l’emergenza del Coronavirus sarà superato e ci si augura il prima possibile, tutto rimarrà come sempre. Tutto continuerà con il solito “sistema”. Quel “sistema” immobile ed eterno basato sulle truffe, sulle mazzette, sulle tangenti con una sanità, madre di tutte le tangenti, e si continuerà a gestirla sempre nello stesso modo. Niente e nessuno potrà modificare l’assetto culturale e la cultura dell’illegalità che regna sovrana in Calabria. Ma avere nel contesto Paese zone di nullità sanitaria come in Calabria ed avere nello stesso Paese un divario come quello fra il sistema sanitario lombardo e quello calabro, rappresenta un vulnus non più tollerabile. Chissà se a livello nazionale non si possa finalmente pensare a far ritornare la gestione della sanità a livello centrale, quindi a livello nazionale, estromettendo le Regioni, che in tal senso, soprattutto in Calabria, hanno clamorosamente fallito. Potrebbe essere l’avvio di una possibile ripresa. L’importante è escludere la Regione, vero conclave di interessi e di una lobby politica di predatori che finora, tranne qualche piccola eccezione, sin dal 1970, ha pensato a se stessa e ami al bene della collettività. Distruggendo finanche la sanità che dovrebbe tutelare il bene collettivo più prezioso. Quello della salute.
Gianfranco Bonofiglio