Le ultime inchieste condotte dal Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, senza ricorrere a concetti giustizialisti e rimanendo nell’ambito di quel principio sacrosanto del garantismo che vuole qualsiasi imputato innocente sino al pronunciamento definitivo dei tre gradi previsti dall’ordinamento giudiziario italiano, dimostrano, comunque, ed in modo inequivocabile come le organizzazioni ‘ndranghetiste abbiano fondato la loro fortunata ascesa sul piano nazionale ed internazionale sull’abilità di creare una miriade di rapporti ed una rete vastissima ed indecifrabile con personaggi al di sopra di ogni sospetto, con professionisti, con imprenditori, con uomini delle istituzioni, con politici ramificandosi ovunque e dovunque.
I famosi “colletti bianchi, il “terzo livello”, gli “invisibili” sono stati termini usati ciclicamente dagli studiosi del fenomeno criminale negli ultimi decenni. Sin dai primi anni ’80 vi era chi, come il prof. Pino Arlacchi, delineava in termini scientifici e sociologica la cosiddetta “Mafia Imprenditrice” prevedendo che, nel tempo la mafia imprenditrice avrebbe sostituito l’imprenditoria sana conquistando gran parte dell’economia nazionale trasformandosi in una potentissima holding internazionale e globalizzata. Considerando che tali previsioni datano di quasi 40 anni, (il testo “La Mafia Imprenditrice” uscì nelle librerie il 1983), vi è da rabbrividire ma vi è anche da constatare che i vari governi nazionali che si sono succeduti nei decenni hanno sempre sottovalutato il fenomeno dell’espansione della ‘ndrangheta.
E continuano ancora oggi a farlo anche se non è dato sapere se per inefficienza o volontariamente. Illuminante la bella inchiesta firmata dal giornalista Giovanni Tizian pubblicata sul settimanale “L’Espresso” di questa settimana ed ancora in edicola. “‘Ndrangheta Italia – Gli Invisibili – Politici, banchieri, prelati, imprenditori, magistrati. Inchiesta sulla rete dei clan calabresi che occupa i luoghi del potere. E si estende in tutto il Paese, dallo Stretto alle Alpi”, questa la copertina del famoso settimanale. “Soltanto nel 2019 – scrive Giovanni Tizian – sono state portate a termine 40 inchieste in tutta Italia. Oltre tre al mese, quasi un migliaio tra indagati e arrestati. Boss insospettabili della buona borghesia. Eppure nell’immaginario la ‘ndrangheta rimane un fenomeno folkloristico”.
Come non condividere le parole di Giovanni Tizian. E la politica continua a voltare le spalle, a far finta di nulla. Per non parlare poi delle infiltrazioni fra politica e ‘ndrangheta che ritrovano nel momento delle candidature elettorali, come nel caso delle prossime regionali del 26 gennaio, il loro momento sublime. Ma come sempre si rimane inascoltati. Del resto i voti sono come il denaro, non hanno mai avuto e mai avranno odore, l’importante è averli. Poi da dove provengano è secondario. Come direbbe Niccolò Machiavelli, “il fine giustifica i mezzi”.
Tanto a pagare sono i calabresi onesti sempre più costretti ad emigrare da una terra dominata dalla ‘ndrangheta che con la collusione degli “invisibili” è sempre più forte e sempre più potente, ma non solo in Calabria ma in tutto il Paese. Basti solo pensare a quanti miliardi di euro la ‘ndrangheta ha investito ed investe in Lombardia e soprattutto nella laboriosa ed europea Milano, la vera capitale della potentissima multinazionale con interessi in tutti i settori economici denominata ‘ndrangheta.
Gianfranco Bonofiglio