Sono trascorsi quasi due anni dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, quando si registrò il grande successo del Movimento 5 Stelle, che, con il 32,6%, ha eletto ben 222 deputati e 109 senatori.
Cifre da capogiro.
Eppure sembra siano passati secoli. Oggi i sondaggi quotano il Movimento grillino dal 15 al 18% e sono, finora, circa una trentina, fra senatori e deputati, quelli che hanno abbandonato il partito migrando nel gruppo misto, e qualcuno, addirittura nella Lega di Salvini.
Ma quello che impressiona è il numero dei cosiddetti “sofferenti”, cioè quelli che non condividono l’azione politica di Luigi Di Maio e le imposizioni della Casaleggio associati. Si parla di oltre 50 deputati pronti a fare le valigie. Inoltre ben 48 deputati sono sotto la scure dell’espulsione per non aver rispettato il lascito di una quota dello stipendio al movimento.
Ed anche in Calabria, dove nel 2018, i pentastellati sbancarono eleggendo ben 18 parlamentari sui totali 31 e dove ottennero la stratosferica percentuale del 43,4% circola sempre più insistente la voce di nuove defezioni, oltre quella dei mesi scorsi della senatrice Silvia Vono che, eletta al senato con i pentastellati, è approdata in Italia Viva, il partito di Matteo Renzi.
Un partito che dal vaffa e dall’opposizione , passando a partito di governo, ha dimostrato sinora grandi limiti e tante divisioni al suo interno. Un grande sogno di cambiamento trasformatosi in una cocente delusione. E considerato che la politica e il gradimento elettorale in Italia e sempre più fluido e sempre più liquido non è azzardato pensare che la parabola dei 5 Stelle abbia intrapreso un moto discendente che potrebbe addirittura trasformare quello che nel 2018 fu il primo partito in Italia in un piccolo partitino senza più alcun futuro.
Del resto con le scelte fatte sia in Emilia Romagna che in Calabria candidandosi da soli e favorendo, in tal modo, la probabile vittoria del centrodestra, i pentastellati continuano imperterriti a farsi del male da soli. Confermando che dalla protesta e dal vaffa al governo ne corre, infatti fra il dire ed il fare spesso vi è di mezzo sempre il mare.
La Redazione