La denuncia del consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, ricandidato nella lista del Pd, è di una tale gravità che in qualsiasi altra città d’Italia e del pianeta, avrebbe suscitato grande scalpore e azioni consequenziali. Purtroppo siamo a Cosenza dove le denunce anche circostanziate e gravissime non suscitano nulla di nulla, ne sul piano giudiziario e ne sul piano di ascolto della società civile anche se è vi è da chiedersi se a Cosenza sia mai esistita una cosiddetta “società civile”.
“Ci deve pur essere una ragione se le stesse forze oscure che controllano l’Asp di Cosenza dagli anni Ottanta, la più grande della regione e da un miliardo di bilancio all’anno, sono nostri avversari – afferma Carlo Guccione – in questa decisiva tornata elettorale per la Calabria. E ci deve pur essere una ragione se questo gigantesco comitato d’affari teme soltanto una cosa, il cambiamento vero. È una ragione con molti zeri in coda, centinaia e centinaia di milioni di euro di “saccheggio” che hanno letteralmente mandato in bancarotta l’azienda sanitaria provinciale di Cosenza, tra le più grandi del Paese.
Il contenzioso dell’Asp di Cosenza, azienda che nel frattempo non approva il bilancio perché non si trova nessuno disposto a rischiare la custodia cautelare con la firma in calce, è di 800 milioni di euro. Una cifra monstre che genera affari d’oro con lodi e arbitrati tutti a perdere per le casse pubbliche. Consapevolmente a perdere.
E la “maschera” della “rapina” a volto scoperto va anche oltre con il pagamento delle stesse fatture per due o tre volte. Il meccanismo è diabolicamente semplice. Meccanismo consolidato e forte perché fa leva sulla connivenza a tutti i livelli. Nel sistema informatico dell’Asp non è simultanea la cancellazione dei creditori al momento del saldo della fattura. Può accadere, è accaduto e purtroppo accadrà ancora se non arriva il cambiamento vero, che una stessa fattura viene presentata due o tre volte in ragioneria e viene sistematicamente liquidata.
Naturalmente senza il benché minimo controllo. Sappiamo bene che l’occhio della magistratura inquirente ci ha perso la vista in queste carte e prima o poi si conoscerà la verità giudiziaria ma nel frattempo la “rapina” perpetua ha prodotto perdite da capogiro a tutto svantaggio del servizio da rendere ai cittadini perché l’Asp, dal punto di vista finanziario, ormai è al default, al collasso.
E se non bastano contenziosi e lodi a perdere e fatture sempre in vita che non muoiono mai ecco il completamento della “rapina”: gli appalti in prorogatio. Altra gallina dalle uova di platino e sempre a beneficio delle stesse forze oscure che non a caso sono nostri avversari dietro questo voto. In alcuni casi appalti affidati in prorogatio da 12 anni senza lo svolgimento della regolare gara, capitolati scaduti che nessuno appalta perché, a danno delle casse pubbliche, torna utile al comitato d’affari continuare così.
Un caso su tutti è la residenza assistenziale di Caloveto. Chiusa da oltre cinque anni e nessuno definisce la gara per dotare la struttura dei sessanta posti letto previsti. Non solo. Il mancato funzionamento della Rsa di Caloveto determina mancate entrate per canone di locazione ammontanti a 250mila euro all’anno, in cinque anni più di un milione. A chi giova non fare la gara e lasciare che le cose stiano così? Il sindaco Mazza è stato perentorio nella sua denuncia pubblica. Un intollerabile spreco a danno dei cittadini, “se necessario ci rivolgeremo alla procura – ha detto – non ci daremo pace finché non si apriranno le porte della struttura con i suoi 60 posti letto, tra l’altro fonte di occupazione per diverse famiglie”.
Chi ci guadagna dietro questo spreco di risorse? Il voto del 26 gennaio è importante anche e soprattutto per questo. Fermare la “rapina” e i “rapinatori” dell’Asp di Cosenza, che indisturbati imperano dagli anni Ottanta. È proprio il caso di dire, ora o mai più”.
Il quadro dipinto dal consigliere regionale Carlo Guccione è devastante e talmente orrendo da non essere addirittura credibile. Purtroppo, invece, la situazione è questa. Ma quello che induce ancor più allo sconforto è il fatto che tale situazione sia coperta da impunità assoluta da tanti anni ed è questo che rende Cosenza la vera “Città Oscura”. Senza ombra di dubbio la città più corrotta d’Italia e la città più impunita d’Italia, dove trafficare è lecito. Prima o poi arresteranno quei pochi onesti che ancora vi vivono per il reato di “associazione di onesti”, il nuovo reato che un giorno, solo a Cosenza, sostituirà l’associazione mafiosa.
Redazione