Nella storia delle elezioni regionali, ben 10 legislature dal 1970 al 2014, non si era mai verificato che a pochissimi giorni dalla presentazione delle liste non siano ancora definite con certezza molte delle candidature finora ipotizzate. Una situazione di incertezza mai vista che si lega a filo doppio all’assoluta incapacità del ceto politico calabrese di decidere autonomamente e di avere una qualsiasi voce in capitolo.
Ai tempi della Prima Repubblica erano i coordinamenti regionali dei partiti che dopo lotte interne furibonde decidevano i nomi da candidare. Oggi si gioca tutto a Roma e a decidere realmente e concretamente sono oramai in pochissimi.
Nel Pd commissariato e falcidiato da una guerra interna giunta addirittura alla carta bollata a decidere è solo la segreteria nazionale, avendo abolito le primarie ed avendo abolito anche la voce dei quadri locali in tutte le loro espressioni, sindaci, amministratori, segretari di circolo, iscritti e simpatizzanti. Tutti non valgono nulla di nulla.
Ancor peggio nel centrodestra dove a decidere nella realtà è uno solo, Matteo Salvini, che ponendo veti e controveti e giocando a continui rinvii sceglierà a qualche giorno dalla presentazione delle liste chi dovrà essere il candidato del centrodestra con la maglietta di Forza Italia ma, in realtà, salviniano di ferro.
Tanto Berlusconi per Salvini non conta più nulla, anzi meno di nulla. Ancor meno di nulla conta il ceto politico locale di Forza Italia, della Lega e di Fratelli d’Italia che non hanno voce alcuna nella scelta del candidato ed aspettano, proni, solo la decisione del Capitano, ossia Salvini.
Un quadro tragico, terribile, che, per chi ha conosciuto la Prima Repubblica, è anche difficile da poter comprendere. Questo è il livello al quale si è giunti. Questa è la “Colonia Calabria”, ultima piccola provincia dell’Impero, un piccola provincia fastidiosa e petulante per i big del centrodestra e del centrosinistra.
Solo problemi, commissariamenti, polemiche e guerre su guerre con l’uno contro l’altro in una guerra senza fine. Una litigiosità esasperante associata ad un individualismo genetico, culturale e storico che ha fatto della Calabria una terra incapace di valorizzarsi e di avere e costruire una propria autonomia decisionale.
Una terra abituata a servire il padrone di turno nella corsa di chi riesce ad essere il servo più servo facendo la guerra agli altri servi. Una terra di cortigiani che sono sempre più cattivi e traditori. Questa è la storia della nostra terra. Questo è lo scenario politico dell’oggi.
Mancano solo 16 giorni alla presentazione delle liste e tutto è incerto, tutti in attesa di cosa decideranno per noi personaggi che con la Calabria non hanno mai avuto a che fare e che non ne conoscono nulla di nulla. Ma questo si merita la Calabria. Ogni popolo ha il Governo che merita, sostenevano i filosofi dell’antica Grecia. Ed avevano ragione.
Gianfranco Bonofiglio