“Con l’aumento dell’intensità delle piogge il nostro paese è ancora più a rischio idrogeologico”. Lo sostiene Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr-Irpi. Si stima che dal 2000 a oggi in Italia abbiano perso la vita in totale 438 persone a causa del dissesto idrogeologico.
“Gli eventi a maggior impatto, quelli con un indice di mortalità molto alto, sono diminuiti. Mentre gli eventi a minor impatto, quelli che causano pochi morti, sono rimasti costanti nel tempo. Questa la dice lunga su quanto il nostro paese abbia fatto poco per mettere in sicurezza il territorio e per informare la popolazione”.
“Il triste primato delle vittime – aggiunge l’esperto – è del 2000 (54 morti e 7 dispersi), seguono il 2009 (50 morti e 6 dispersi), il 2011 (44 morti) e il 2018 (38 morti e 2 dispersi)”. L’ultimo rapporto del Cnr-Irpi rileva che i dati del 2018 sono i più gravi registrati negli ultimi cinque anni. Lo scorso anno, infatti, frane e inondazioni hanno causato in Italia 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 tra sfollati e senzatetto in 134 comuni, distribuiti in 19 regioni.
Le Regioni più duramente ferite sono quelle del Sud. In particolare, Sicilia e Calabria sono quelle con il più alto numero di vittime. “Nel corso del 2018 abbiamo avuti eventi come la piena improvvisa che in agosto ha stravolto le gole del Raganello in Calabria, con 10 vittime e 11 feriti”, dice Guzzetti.
Se non si inverte la rotta la situazione è destinata a peggiorare. “Considerando che nei prossimi anni si prevede un aumento degli eventi intensi, in particolare quelli collegati alla caduta di molta pioggia in pochissimo tempo, ci aspettiamo purtroppo un maggior impatto sul territorio”, dice l’esperto. Per questo, secondo Guzzetti, non abbiamo più tempo e bisogna agire. “In primis per la mitigazione del rischio, ad esempio facendo manutenzione nelle reti di scarico, e poi anche informando la popolazione su quali devono essere i comportamenti in casi di eventi intensi, come ad esempio non usare l’automobile”.
Sono 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni in una situazione di incertezza determinata dall’andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro. È Coldiretti a lanciare l’allarme dopo l’ultima ondata di maltempo che ha colpito l’Italia dal Friuli alla Liguria, dal Trentino alla Toscana, dal Lazio alla Campania.
“A soffrire del brusco cambiamento climatico – spiega l’associazione – sono state principalmente le coltivazioni di stagione ed i terreni dove sono state appena fatte o si preparano le semine autunnali”. I violenti nubifragi hanno causato la caduta di centinaia di alberi, con serre divelte dal vento, ulivi in piena raccolta flagellati dalla grandine, campi allagati e in generale ortaggi sott’acqua per le intense precipitazioni che hanno provocato anche frane e smottamenti.
Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua “si abbattono su un territorio reso fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con più di nove comuni su dieci a rischio per frane o alluvioni (91,3%) secondo Ispra”.
Fonte: Calabria News 24