La dinamica del voto in Calabria, osservando i dati di alcuni recenti sondaggi commissionati e custoditi nei cassetti di alcune segreterie nazionali di partito, segue quella nazionale, con qualche inevitabile eccezione. Inesorabile il calo del Movimento 5 Stelle che dallo strepitoso ed oramai irripetibile 43,4% delle politiche del 2018 è passata al 26,7% delle Europee del 2019 e che, oggi, si attesta al 16,2% nel caso di voto alle politiche ma che si riduce ancor di più nel caso del voto amministrativo alle regionali, nonostante in Calabria possa contare su un drappello di ben 17 parlamentari conosciuti solo per il loro incredibile immobilismo. Continua anche il trend negativo di Forza Italia che alle politiche del 2018 ha ottenuto il 20,1%, alle Europee il 13,3% e che oggi si attesta al 8,9%. In tal caso nelle elezioni regionali, considerando la struttura presente sul territorio, i tanti amministratori locali potrebbe salire di qualche punto, ma non più del 10 – 11%. Sono oramai solo un ricordo le performance calabresi degli azzurri. Molto complicato, invece, il ragionamento per il Pd che alle politiche del 2018 prese in Calabria il 14,3%, alle Europee il 18,2% e che, oggi, in Calabria, avendo subito un calo non indifferente, è quotato sul 13 – 14%. Ma sul Pd grava una grande incognita che è quella del nuovo partito di Renzi, Italia Viva, che nella regione ha raccolto molte adesioni e che non è ancora certo se presenterà una propria lista alle regionali. In crescita Fratelli d’Italia che dal 4,5% delle politiche 2018 è passata al 10,2% delle Europee e che alle regionali, anche grazia ad una campagna acquisti folgorante, potrebbe addirittura giungere al 12 – 13%. Discorso a parte sul fenomeno politico del momento, la Lega, che nel 2018 arrivò al 5,6%, mentre nelle Europee, con un vero boom, ha raggiunto il 22,6%. Per le regionali la stima confermata anche da un sondaggio commissionato dalla casa madre della Lega in Via Bellerio, la Lega potrebbe raggiungere il 16 – 17%. Quindi il centrodestra con il 16% delle Lega, il 12% di Fratelli d’Italia e il 10% di Forza Italia, se unito, con un complessivo 38% e con l’aggiunta di qualche altra lista collegata e quella del presidente, con il più che probabile 41 – 42%, avrebbe già, teoricamente, la vittoria in tasca, seguendo lo stesso trend di tutte le altre regioni dove si è già votato nell’anno in corso dove a vincere è stato solo il centrodestra a trazione salviniana. E solo per ricordarle nel 2019 si è votato sinora in Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Piemonte e Umbria, tutte vinte dal centrodestra con un terribile cappotto di 5 a 0 contro il centrosinistra e i pentastellati. E non vi è alcun dubbio che anche alle prossime regionali se il centrodestra sarà unito i risultati si affiancheranno a quelli già registrati nelle cinque regioni appena elencate.
La Redazione